28 febbraio 2008

Contraddizioni di fine febbraio

Una domenica sera decido di coronare un sogno che accarezzo da tempo: l'acquisto di un cavalletto fotografico. Scelgo il modello, confronto i prezzi e nonostante quello minore sia in un eshop tedesco (il cavalletto è prodotto a Bassano - Italia!), decido di acquistarlo su un negozio online italiano. Ordinato e pagato il lunedì mattina, spedito il pomeriggio e consegnato il martedì.
Bravo Italsystem e bravo Bartolini.
La stessa domenica mi accorgo che il libro che sto leggendo ha una quartina doppia e una mancante. Faccio una foto, mando un'email alla casa editrice ma non ricevo risposta. Il mercoledì (dopo 3 giorni) trovo a casa un pacchetto postale con una nuova copia del libro in questione, spedito il giorno precedente.
Brava Sperling & Kupfer e bravo SDA.
Ora, si parla di paese in ginocchio al motto di "rialzati Italia!", di spietata concorrenza cinese, di tassazione elevata, di costo del lavoro insostenibile, di settore privato fossilizzato quasi al livello del pubblico.
Senza negare tutte queste considerazioni del momento, io credo ancora in un'Italia assetata di successo, piena di creatività e alla ricerca di efficienza e competitività.
Ciò che mi chiedo è se i grandi gruppi industriali e di servizi saranno all'altezza di sostituire il piccolo e medio imprenditore, quello fattosi da solo partendo dall'intuizione geniale o da una straordinaria abilità, che ormai sta scomparendo, demotivato più dalle tasse e dalle burocrazia che dalle sfide del mercato.
C'è ancora spazio nei giovani per la cultura dell'imprenditorialità?
Siamo alla ricerca dell'idea che ci può cambiare la vita o ci accontentiamo del posto fisso da 1000 euro al mese?
Forse ciò di cui abbiamo veramente bisogno è di uno Stato che ci lasci essere un po' più "italiani", scanzonati e geniali come siamo sempre stati.

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